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Albinia, paese costruito "dentro una vasca".

"Certa urbanistica tanto creativa quanto ignorante ha invaso pianure alluvionali e aree costiere che in natura sarebbero lagune": ad affermarlo è Maria Teresa Fagioli, Presidente dell'Ordine dei Geologi della Toscana, commentando il recente disastro di Albinia, nel grossetano

Sabato 24 Novembre 2012

Dal 1 gennaio 1960 al 13 novembre 2012, i feriti causa alluvioni in Toscana sono stati 364, 77 le vittime,33.468 gli sfollati e 25.844 i senza tetto. Le frane, invece, in Toscana hanno causato 'solo'  4.195 sfollati.

"I dati mostrano come in Toscana la più aggressiva criticità geologica per quanto riguarda i danni alle abitazioni (in termini di numero di senza tetto) sia legata alle inondazioni in misura nettamente maggiore rispetto all'altro problema geologico impellente, le frane" commenta Maria Teresa Fagioli, presidente dell'Ordine dei Geologi della Toscana. "Questo non significa che il territorio toscano non sia affetto da fenomeni franosi, significa solo che il numero insediamenti abitativi minacciato dalle alluvioni è maggiore di quello minacciato da frane. Ciò è abbastanza ovvio, se si pensa a come certa "urbanistica" tanto "creativa" quanto ignorante abbia prevalentemente invaso pianure alluvionali e aree costiere che in natura sarebbero lagune, ben più di quanto non abbia fatto con versanti ripidi ed instabili".

"Gli stessi dati (Cnr Irpi) mostrano anche come in Toscana, rispetto ad altre regioni, i danni ai beni siano comparativamente molto maggiori rispetto al danno alle persone, segno che le stringenti normative della nostra regione, e la preparazione e buon senso dei cittadini ci hanno consentito per ora di evitare, in molti casi, il peggio". "Le piane alluvionali, guarda caso, - continua la presidente Fagioli - si chiamano così proprio perché create dalle alluvioni e quindi soggette alle alluvioni. Il terribile fango, che ad ogni disastro invade garages, capannoni e case, altro non è che un naturalissimo sedimento, esattamente come quelli su cui quelle case, garage e capannoni sono stati edificati. Un materiale naturale che per magia burocratica, nel dopo alluvione, senza alcuna distinzione si trasforma in rifiuto da smaltire, a carissimo prezzo per la collettività, ad altissimo lucro per gli ecofurbi di turno".

"Per scendere poi al caso più recente della Maremma - prosegue Maria Teresa Fagioli -Albinia è il classico esempio di territorio (mal) adattato alle opere. E in questo caso, l'opera è una intera cittadina. L'abitato, come molti altri centri della Maremma, si è sviluppato attorno dagli anni '50 con la Riforma Fondiaria. Nel Catasto Leopoldino del 1820 l'area ora urbanizzata era denominata "Piano delle saline", un toponimo che da solo ci dice trattarsi di una laguna costiera. Il fiume Albegna, che circondava questa laguna è stato rettificato e arginato, due poderosi terrapieni, ed est e ad ovest, la Ferrovia Tirrenica e la Variante Aurelia, l'hanno isolata idraulicamente dal resto della pianura. In questa vasca artificiale, col fondo appena un poco più alto della piana circostante è stata costruita la città". "Finora era andata bene - aggiunge Fagioli -le alluvioni che avevano ripetutamente invaso la pianura senza raggiungere la vasca, questa volta ce l'hanno fatta".

La Presidente dei Geologi toscani affronta poi l'argomento dei cambiamenti climatici: "Se neparla in continuazione, ma noi geologi sappiamo, perché i sedimenti delle alluvioni passate ce lo testimoniano, che dal punto di vista climatico l'anomalia è stata l'ultimo cinquantennio, atipicamente mite e climaticamente regolare. Le 'bombe d'acqua' sono fenomeni ricorrenti, e incolpare le emissioni di anidride carbonica delle nostre industrie è probabilmente anche giusto, potrà forse salvare i nostri pronipoti ma non ci aiuta affatto ad evitare di perdere tutto alla prossima piena".

Ecco dunque la proposta dei Geologi:fatti salvi gli insediamenti storici, che sono uno dei veri tesori italiani, per tanti altri, per l'edilizia spazzatura del dopoguerra, bisogna spostare quegli edifici o quegli interi insediamenti la cui messa in sicurezza costerebbe molto più di quanto essi valgano e non porterebbe comunque ad una riduzione del rischio a livelli accettabili.
"Ha suscitato una levata di scudi - ha spiegato ancora Fagioli- il fatto che noi geologi si sia parlato di delocalizzare gli insediamenti insostenibili. Mettiamola così, se per mettere in sicurezza una lottizzazione anni sessanta che vale dieci milioni di euro ne dobbiamo spendere cento milioni, cosa conviene fare, delocalizzare, finire in bancarotta o aspettare il prossimo disastro? Tra l'altro, i capannoni crollati dell'Emilia ci insegnano, l'edilizia spazzatura non è neppure antisismica. Una questione - conclude la Presidente -che i politici dovranno rapidamente cercare di risolvere, così come dovranno cercare di trovare i fondi per riparare i danni in atto e, sarebbe lecito sperare, per prevenirne di futuri".


Fonte: Ordine Geologi della Toscana

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