Roberto Baggio aveva realizzato un progetto di riforma del calcio in Italia per la FIGC che, però, è stato quasi completamente ignorato. Ecco nel dettaglio di che cosa si tratta e che cosa sapere a riguardo, dal momento che rappresenta una occasione persa.
Roberto Baggio rappresenta senza ombra di dubbio uno degli astri più brillanti del calcio italiano in ogni tempo. Per il nostro Paese è stata una grande occasione persa quella di non sfruttare la sua cultura e la sua intelligenza. Che in campo era disarmante per gli avversari e che anche da dirigente sarebbe stata a dir poco utile. Anche se in molti hanno dimenticato questo elemento, Il “Divin Codino” nel 2010 ha ricoperto il ruolo di presidente del Settore Tecnico della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC).
La nomina in questione è arrivata nel 2010, dopo l’umiliazione subita dalla Nazionale in Sud Africa, in occasione dei Mondiali. Si aveva la netta sensazione che ci fosse qualche problema strutturale nel nostro sistema calcio e la conferma si è avuta negli anni a venire. Basti pensare alle due mancate qualificazioni alla Coppa del Mondo di fila ed al pessimo percorso fatto agli ultimi Europei. Proprio per il ruolo che ricopriva Roberto Baggio realizzò, facendosi aiutare da ben 50 esperti, un progetto di 900 pagine che però è stato completamente (e colpevolmente) ignorato.
Ecco alcuni punti di questo progetto. In primo luogo Baggio proponeva di migliorare la qualità degli istruttori federali al fine di individuare profili capaci di insegnare tecnica. Poi si sarebbe dovuto dividere l’Italia in 100 distretti, ciascuno supervisionato da tre allenatori della Federazione, per individuare talenti precoci. Proponeva, inoltre, di realizzare. un database multimediale proprio per esaltare coloro che avevano un rapporto migliore con la palla al piede. Avrebbe avuto un peso specifico enorme anche l’etica dei ragazzi in questione.
Come spiegato da lui stesso, quel progetto di ben 900 pagine è rimasto “lettera morta” e per questo motivo Baggio rassegnò le proprie dimissioni nel 2013. Il suo piano fu anche inizialmente approvato, con lo stanziamento di 10 milioni di euro, ma la mancanza di fondi ed anche una certa divergenza di vedute circa gli obiettivi ha fatto naufragare il tutto.
Vedendo in maniera superficiale il progetto presentato e la situazione attuale, si ha la netta sensazione che sia stata una enorme occasione sprecata da parte della Federcalcio. E probabilmente l’immobilismo scelto da Gravina e dai suoi predecessori ha acuito ancora di più dei problemi che Baggio aveva già individuato.
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